14/01/2023
Additivi
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Gli additivi alimentari sono sostanze utilizzate nell'industria alimentare durante la preparazione, l'immagazzinamento e la commercializzazione di prodotti destinati all'alimentazione.
Funzioni degli additivi:
- aumentare la conservabilità o la stabilità di un alimento;
- migliorarne le proprietà organolettiche;
- fornire un ausilio per la produzione, la trasformazione, la preparazione, il trattamento, l’imballaggio, il trasporto e l’immagazzinamento, a condizione che questo non modifichi la natura, la sostanza o la qualità dell’alimento, né nasconda gli effetti dell’impiego di materie prime difettose o di pratiche indesiderate in modo da ingannare il consumatore.
L’impiego degli additivi è giustificato se:
- Serve a proteggere le proprietà nutritive dell’alimento (antiossidanti);
- Migliora la conservazione o riduce gli scarti(antimicrobici);
- Non presentano un pericolo per la salute nelle dosi proposte.
Non si tratta di sostanze dotate di qualche interesse nutrizionale, ma permettono di migliorare l’aspetto, il gusto, la struttura o la conservazione di un alimento.
Rischi degli additivi (2-3 KG ALL’ANNO NEI CIBI E BEVANDE) al di là della tossicità in acuto:
- Intossicazione cronica (ripetuto assorbimento di ridotte quantità di per sé non tossiche);
- Effetto sinergico (tra additivi o con sostanze chimiche);
- Esposizione giornaliera (innocua per un adulto sano, non per un bambino o malato).
Gli additivi si trovano sull’etichetta nel seguente modo:
31/08/2022
Dieta Alcalina ed Equilibrio Acido-Base
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La cosiddetta dieta alcalina costituisce fondamentalmente un movimento di opinione privo di serio fondamento scientifico, l'idea che sta alla base della dieta alcalina sta proprio nella credenza che i cibi che consumiamo possano modificare in maniera significativa l’acidità o l'alcalinità del nostro corpo.
In effetti, ma ciò vale per tutti gli alimenti, il nostro metabolismo può essere rappresentato come una fornace che estrae l’energia dagli alimenti (le calorie) bruciandoli e incenerendoli. Proprio queste ceneri, sarebbero le dirette responsabili del processo di acidificazione del nostro corpo. La ricerca scientifica ci ha permesso di identificare con una certa affidabilità la caratteristica acida o basica di tali ceneri.
Cibi acidi, alcalini e neutri
Le proteine e tutti i composti contenenti fosforo e zolfo produrrebbero ceneri acide, mentre quelle alcaline sarebbero prodotte da nutrienti ad alto contenuto di calcio, magnesio e potassio.
- Cibi acidificanti: carni, pesce e uova, latte e latticini, cereali e alcol
- Cibi neutri: grassi naturali, amidi e zuccheri
- Cibi alcalini: frutta, verdura, semi e legumi
Secondo i sostenitori della dieta alcalina, la condizioni di salute e di acidità del nostro organismo dovrebbero essere valutate attraverso il marker del pH urinario.
pH
Il pH non è nient’altro che la misura della alcalinità o della acidità di un determinato composto.
In realtà, parlare di pH con riferimento all'intero organismo è un dato privo di senso. Lo stomaco, per esempio, presenta un pH molto acido e così anche la pelle è tendenzialmente acida, mentre il nostro sangue è leggermente alcalino.
Sistemi tampone
L’equilibrio acido-base del corpo umano è mantenuto costante da una serie di meccanismi che prendono il nome di sistemi tampone.
I principali sistemi tampone si trovano:
- nel sangue
- a livello polmonare
- a livello renale
Questi sistemi si occupano, nel caso in cui nel corpo si verifichino anche solo piccoli cambiamenti di pH, di intervenire e correggere il più rapidamente possibile le variazioni.
Il pH fisiologico è infatti fondamentale affinché avvengano tutte le diverse reazioni biochimiche all’interno delle cellule del nostro organismo e quando il pH varia, i sistemi tampone agiscono per ripristinarlo.
Ciò dovrebbe cominciare a far comprendere come operare una modificazione del pH del nostro organismo, o di parti di esso, è una operazione delicatissima. Comunque, o essa è fondamentalmente inutile, o, se produce effettivamente una modificazione del pH, è potenzialmente pericolosissima.
Il nostro organismo è quindi strutturato in modo da garantire il mantenimento di una condizione omeostatica acido-base, nonostante tutte le possibili alterazioni che l'ambiente o noi stessi produciamo. In altri termini, è difficilissimo se non impossibile modificare l’equilibrio acido-base dell’organismo, se non in misura praticamente impercettibile, non significativa e molto temporanea, perché i meccanismi fisiologici dell'organismo operano costantemente per garantirne l’equilibrio.
Quello che si modifica per effetto dell'alimentazione e di innumerevoli altri fattori, ma pur sempre all’interno di un range fisiologico, è il pH dell’urine, non certo quello del sangue.
L’acidità delle urine, quindi, è un normale processo fisiologico che caratterizza una delle modalità principali attraverso le quali il nostro organismo regola il pH del sangue. Se si mangia un alimento altamente proteico, poche ore dopo le urine riveleranno, tramite la loro accresciuta acidità, il fatto che il nostro organismo abbia operato correttamente per ripristinare l’equilibrio acido base, ma non significa assolutamente che tale alterazione sia patologica o da eliminare attraverso l’assunzione quasi esclusiva di cibi alcalini.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
12/05/2022
Zuccheri: regole generali per il consumo
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Il sapore dolce è legato ad una serie di sostanze sia naturali che artificiali. Quelle naturali appartengono per lo più alla categoria dei carboidrati semplici o zuccheri. Nell’alimentazione abituale le fonti più importanti di zuccheri sono gli alimenti e le bevande dolci.
Lo zucchero comune (saccarosio) si ricava per estrazione sia dalla barbabietola che dalla canna da zucchero, che ne rappresentano le fonti più ricche. È presente naturalmente nella frutta matura e nel miele, che contengono anche fruttosio e glucosio. Il latte contiene un altro zucchero, il lattosio. Il maltosio è invece uno zucchero presente in piccole quantità nei cereali.
Il consumo di zuccheri, specialmente se assunti da soli, provoca in tempi brevi un rapido innalzamento della glicemia (ossia della concentrazione di glucosio nel sangue) che tende poi a ritornare al valore iniziale (curva glicemica) entro un periodo più o meno lungo. È questo “rialzo glicemico” il meccanismo che compensa la sensazione di stanchezza fisica e mentale e il senso di fame che si avvertono lontano dai pasti o in tutte quelle situazioni in cui si ha una ipoglicemia o “calo degli zuccheri”.
Gli zuccheri semplici possono essere consumati come fonti di energia per l’organismo, nei limiti del 10-15% dell’apporto calorico giornaliero (corrispondenti, per una dieta media di 2100 calorie, a 56- 84 grammi). Particolare attenzione va posta nei casi di diabete o in quelli di “intolleranza”.
Agli zuccheri sono state attribuite dirette responsabilità nel provocare la carie dentaria. In realtà a determinare quest’ultima sarebbero non solo le quantità, ma anche le modalità di consumo. Se infatti è vero che i carboidrati fermentando facilmente, determinano la formazione di acidi che possono attaccare la superficie dei denti e quindi dare inizio alla lesione cariosa, è altrettanto vero che, per il verificarsi di questo evento, è necessaria una permanenza del cibo nel cavo orale abbastanza lunga da determinare l’attacco alla superficie dentaria.
Regole generali per il consumo di zuccheri secondo il Ministero della salute
- Moderare il consumo di alimenti e bevande dolci nella giornata, per non superare la quantità di zuccheri raccomandata;
- Tra i dolci preferire i prodotti da forno della tradizione italiana, che contengono meno grasso, meno zucchero e più amido;
- Utilizzare in quantità controllata i prodotti dolci da spalmare sul pane o sulle fette biscottate (quali marmellate, confetture di frutta, miele e creme);
- Limitare il consumo di prodotti che contengono molto saccarosio, e specialmente di quelli che si attaccano ai denti, come caramelle morbide, torroni, ecc. Lavare comunque i denti dopo il loro consumo;
- Nel caso di consumo di alimenti, bevande o dolci ipocalorici dolcificati con edulcoranti sostitutivi, controllare sull’etichetta il tipo di edulcorante usato e le avvertenze da seguire.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
03/05/2022
Sostituti dello zucchero
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Dotati di sapore dolce sono anche certi composti naturali appartenenti alla categoria dei polialcoli, quali il sorbitolo (presente naturalmente in alcuni frutti), lo xilitolo e il maltitolo. Questi composti, avendo un potere calorico inferiore a quello degli zuccheri ed essendo meno fermentescibili, sono stati impiegati al posto dello zucchero comune per realizzare alcuni prodotti ipocalorici (alimenti e bevande “light” o “senza zucchero”) ed allo scopo di prevenire la carie.
Anche vari altri composti, artificialmente prodotti e dotati di un forte potere dolcificante (da 30 a 500 volte quello dello zucchero), vengono impiegati per dolcificare alimenti e bevande ipocaloriche, in quanto, alle dosi usate, risultano praticamente privi di potere calorico (ciclamati, aspartame, acesulfame, saccarina).
Va sottolineato che il consumo dei sostituti dello zucchero, pur se ormai entrato nell’uso corrente, non è affatto indispensabile, neppure nei casi in cui si seguano regimi ipocalorici per la riduzione del peso. Infatti l’uso di questi edulcoranti non permette da solo di ridurre il peso corporeo se non si diminuisce la quantità totale di calorie introdotte con la dieta e non si aumenta l’attività fisica.
In ogni caso, pur se sostanzialmente innocui alle dosi consentite dalla normativa vigente, questi edulcoranti sostitutivi dello zucchero possono avere limitazioni d’uso, per cui ne vanno controllate sia la presenza che le eventuali controindicazioni attraverso la lettura dell’etichetta. Il loro uso è comunque sconsigliato fino al 3° anno di età e durante la gravidanza e l’allattamento. Particolare attenzione va riservata ai bambini di età superiore ai 3 anni, ai quali la eventuale somministrazione di prodotti contenenti dolcificanti deve essere fatta con cautela.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
18/03/2022
Colesterolemia e controllo del colesterolo
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Le linee guida raccomandano un controllo del colesterolo quasi esclusivamente riferito a quello contenuto negli alimenti, ma è importante sapere che la maggior parte del colesterolo è prodotto dall’organismo, e in particolare in condizioni di stress.
Per prevenire i possibili danni provocati da un elevato apporto di colesterolo e proteggere la nostra salute, infatti, lʼINRAN ritiene fondamentale controllare sia la quantità (20-25% delle calorie totali) che la qualità dei grassi consumati, nonché le calorie totali della dieta sulla base del fatto che studi condotti in tutto il mondo hanno dimostrato che ridurre in generale la quantità di grassi alimentari (e in particolare di grassi saturi), del colesterolo e delle calorie ingerite permette spesso di abbassare livelli troppo elevati di colesterolemia, diminuendo così la probabilità di incorrere nelle malattie ad essi associate. Gli stessi studi scientifici, e in maniera inequivocabile, mostrano come una costante attività fisica e uno stile di vita dinamico, attento alla sfera mentale, affettiva e relazionale, forniscono benefici alla salute straordinari.
Metodi di cottura
I grassi alimentari, e soprattutto quelli insaturi, vanno utilizzati preferibilmente a crudo, perché tendono ad alterarsi facilmente per azione del calore e dell'ossigeno dell'aria, dando luogo alla formazione di composti potenzialmente dannosi. È pertanto opportuno scegliere metodi di cottura che non prevedano un eccessivo riscaldamento dei grassi, e comunque evitare le temperature troppo elevate e i tempi di cottura eccessivamente lunghi.
Regole generali per il consumo di grassi
- Moderare la quantità di grassi ed oli per condire e cucinare. Utilizzare eventualmente tegami antiaderenti, cotture al cartoccio, forno a microonde, cottura al vapore, ecc.
- Limitare il consumo di grassi da condimento di origine animale (burro, lardo, strutto, panna, ecc.).
- Preferire i grassi da condimento di origine vegetale: soprattutto olio extravergine d'oliva e oli di semi.
- Usare i grassi da condimento preferibilmente a crudo ed evitare di riutilizzare i grassi e gli oli già cotti.
- Non eccedere nel consumo di alimenti fritti.
- Mangiare più spesso il pesce, sia fresco che surgelato (2-3 volte a settimana).
- Tra le carni, preferire quelle magre ed eliminare il grasso visibile.
- Le uova: fino a 4 per settimana, distribuite nei vari giorni. Tutti i formaggi contengono quantità elevate di grassi: scegliere comunque quelli più magri, oppure consumare porzioni più piccole.
- Prestare sempre molta attenzione alle etichette dei prodotti confezionati, da cui risulta quantità e qualità dei grassi contenuti.
12/02/2022
I grassi: quantità e qualità
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I grassi sono nutrienti essenziali, per cui è necessario introdurre con l'alimentazione una certa quantità di grassi, ma è altrettanto opportuno non eccedere. Inoltre, l’attenzione verso la quantità si deve accompagnare a quella per la loro qualità.
I grassi, oltre a fornire energia in maniera concentrata (9 calorie/g, cioè più del doppio rispetto a proteine e carboidrati), apportano acidi grassi essenziali della famiglia omega-6 e della famiglia omega-3, favoriscono l’assorbimento delle vitamine liposolubili A, D, E, K e dei carotenoidi. Un eccessivo consumo di grassi nell’alimentazione abituale rappresenta invece un fattore di rischio per l’insorgenza di obesità, malattie cardiovascolari e tumori.
Le quantità di grassi che assicurano un buono stato di salute variano da persona a persona, a seconda del sesso, dell'età e dello stile di vita: una quantità indicativa per l'adulto è quella che apporta dal 20%-25% al 30% delle calorie complessive della dieta. Per i bambini di età inferiore ai 3 anni, invece, la quota di grassi alimentari nella dieta può essere più elevata.
Se tutti i grassi sono uguali sul piano dell'apporto di energia, sul piano della qualità possono essere molto diversi. La diversa qualità dei grassi può avere effetti importanti sullo stato di nutrizione e di salute dell’uomo.
- I grassi dei cibi ad elevato tenore di acidi grassi saturi tendono a far innalzare il livello di colesterolo nel sangue ancor più di quanto non faccia l’apporto alimentare del colesterolo stesso. Fra questi alimenti rientrano soprattutto i prodotti lattiero-caseari, le carni grasse e i loro derivati e certi oli vegetali.
- I grassi dei cibi ad elevato tenore di acidi grassi insaturi non fanno innalzare il livello di colesterolo nel sangue. Questi alimenti sono rappresentati soprattutto da oli vegetali, frutta secca e pesce.
- Gli acidi grassi trans tendono a far innalzare il livello di colesterolo nel sangue, favorendo inoltre l’aumento del “colesterolo cattivo” rispetto al “colesterolo buono”. Sono presenti naturalmente nei prodotti ricavati dagli animali ruminanti o possono formarsi durante alcuni trattamenti industriali dei grassi vegetali e quindi trovarsi negli alimenti trasformati che li contengono.
Per quanto riguarda la loro qualità, la ripartizione suggerita è la seguente:
- Acidi grassi saturi (non più del 7-10% delle calorie totali)
- Acidi grassi monoinsaturi (fino al 20% delle calorie totali)
- Acidi grassi polinsaturi circa il 7% delle calorie totali con un rapporto Omega-6/Omega-3 intorno a 5:1.
24/01/2022
La base della corretta alimentazione
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Cereali, legumi, ortaggi e frutta sono importanti perché apportano carboidrati, ma anche vitamine, minerali ed altre sostanze di grande importanza per la salute. Inoltre i cereali, e soprattutto i legumi, sono anche buone fonti di proteine.
I carboidrati complessi sono rappresentati essenzialmente da amido e fibre. Il primo è presente in buone quantità soprattutto nei cereali, nei legumi secchi e nelle patate. La fibra alimentare si trova in quasi tutti i prodotti vegetali.
Numerosi studi hanno dimostrato che un’alimentazione ricca in cereali, legumi, ortaggi e frutta protegge dalla comparsa di numerose malattie molto diffuse nei paesi sviluppati, in particolare diverse forme di tumore e malattie cardiovascolari, cataratta, malattie dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato digerente, ecc.
Il consumo di adeguate quantità di frutta e ortaggi assicura, inoltre, un rilevante apporto di nutrienti (vitamine, minerali, acidi organici) e nello stesso tempo consente di ridurre la densità energetica della dieta, sia perché il tenore in grassi e l’apporto calorico complessivo sono limitati, sia perché il loro potere saziante è particolarmente elevato.
I cereali e derivati sono sempre stati la fonte principale di carboidrati nell’alimentazione italiana. In un'alimentazione equilibrata il 60% circa delle calorie dovrebbe provenire dai carboidrati, dei quali almeno i tre quarti sotto forma di carboidrati complessi e non più del quarto restante sotto forma di carboidrati semplici.
L'importanza dei carboidrati deriva dal fatto che vengono assorbiti ed utilizzati dall'organismo facilmente e senza produrre scorie metaboliche, assicurando alle cellule un rifornimento di glucosio e perciò di energia.
La presenza contemporanea dei due tipi di carboidrati (semplici e complessi) nelle proporzioni indicate, assicura all'organismo un rifornimento di energia costante e prolungato nel tempo, tale da evitare brusche variazioni del tasso di glucosio nel sangue (glicemia).
I cereali e derivati, i legumi, gli ortaggi e la frutta rappresentano inoltre buone fonti di fibra alimentare. La fibra alimentare di per sé non ha valore nutritivo o energetico ma è ugualmente molto importante per la regolazione di diverse funzioni fisiologiche nell’organismo.
Le fibre insolubili in acqua, agiscono prevalentemente sul funzionamento del tratto gastrointestinale, ritardando lo svuotamento gastrico e facilitando nell'intestino il transito del bolo alimentare e l'evacuazione delle feci e agendo. Invece le fibre solubili in acqua regolano l'assorbimento di alcuni nutrienti riducendolo e rallentandolo, contribuendo così al controllo del livello di glucosio e di colesterolo nel sangue.
La fibra insolubile è contenuta soprattutto nei cereali integrali, nelle verdure e negli ortaggi, mentre quella solubile è presente soprattutto nei legumi e nella frutta, anche se alcuni prodotti vegetali contengono entrambi i tipi di fibra.
La fibra alimentare facilita il raggiungimento del senso di sazietà, in quanto contribuisce ad aumentare il volume del cibo ingerito e a rallentare lo svuotamento dello stomaco.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
26/12/2021
Alimentazione: linee guida e criticità attuali
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È ormai noto, che un’alimentazione ricca di frutta, verdura e un adeguato consumo di cereali e legumi protegge dalla comparsa di diverse patologie, in particolare alcuni tipi di tumori e malattie cardiovascolari, e aiuta a mantenere il peso corporeo nella norma.
Un consumo adeguato di frutta e verdura, oltre a mantenere l’equilibrio energetico, apporta anche un rilevante contenuto di vitamine e sali minerali, nutrienti essenziali per l’organismo.
Gli effetti benefici del consumo di frutta, verdura e legumi dipendono anche dal fatto che alcuni loro componenti svolgono un’azione protettiva, prevalentemente di tipo antiossidante, contrastando così l’azione di radicali liberi coinvolti in processi di invecchiamento e in reazioni che sono all’origine di diverse forme tumorali.
Detto questo, cominciamo subito a scontrarci con la realtà dei fatti, la quale non ha nulla a che vedere con la dieta corretta così come raccomandata. Non solo, la tendenza attuale è quella di una alimentazione rapida, ipercalorica e iperproteica, disordinata nei tempi di assunzione e caratterizzata da frequenti abbuffate seguite da digiuni più o meno prolungati, ma il consumo di frutta e verdura, specie tra i giovani, è spesso molto limitato; quanto ai cereali, essi sono spesso costituiti di prodotti da forno da farine raffinate e di scarsa qualità, e limitati al frumento, oppure ai cereali da colazione, i quali tutto hanno tranne che le caratteristiche tipiche e naturali dei cereali.
Se a tutto questo aggiungiamo l'abitudine di bere poca acqua, la moda del consumo di alcolici, il fumo, la sedentarietà, il consumo di bevande gassate e zuccherate e di snack troppo salati o troppo dolci, la presenza di sostanze chimiche in tutti i cibi, la non eccezionale presenza anche di tossine di varia natura e provenienza, ecco che il quadro della corretta alimentazione deve fare i conti con una realtà per nulla facile da gestire.
Il modo più semplice e sicuro per garantire un apporto adeguato di energia e nutrienti è quello di variare il più possibile le scelte e di combinare opportunamente i diversi alimenti. Per una dieta completa ed equilibrata, nell'alimentazione quotidiana devono essere presenti alimenti di ogni gruppo ricordando che, oltre ad un adeguato consumo di frutta, verdura, legumi e cereali, è salutare mangiare spesso il pesce (sia fresco che surgelato), non eccedere nell'uso del sale e di alimenti con alti contenuti di grassi saturi, moderare il consumo di dolci e bevande zuccherate e bere acqua in quantità sufficiente a soddisfare le richieste del nostro organismo.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
12/12/2021
Proteine e Valore biologico
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Le proteine alimentari forniscono gli aminoacidi necessari per la sintesi proteica. In natura esistono centinaia di aminoacidi, ma solo venti sono coinvolti nella sintesi proteica, tra questi solo nove devono essere introdotti con gli alimenti in quanto l’organismo non è in grado di sintetizzarli, questi nove aminoacidi vengono chiamati aminoacidi essenziali.
Le differenti qualità nutrizionali delle proteine alimentari dipendono in parte dalla rispettiva digeribilità e in gran parte dal contenuto in aminoacidi essenziali: maggiore è il contenuto in aminoacidi essenziali di una proteina, più elevata è la sua qualità nutrizionale.
Il metodo più utilizzato per la determinazione del valore biologico delle proteine considera l’utilizzazione proteica netta, ossia la quantità di proteine alimentari che viene trattenuta dall’organismo da un determinato alimento.
Il fabbisogno proteico giornaliero nel soggetto sano adulto oscilla tra un limite di 0,75 g / kg di peso corporeo ad un valore di 0,95 g / kg di peso, fabbisogno che può diminuire o aumentare in funzione di alcune variabili come età, gravidanza, allattamento, massa corporea del soggetto, attività sportiva, ecc.
Se tutti gli aminoacidi essenziali sono presenti in una proteina in rapporti bilanciati, questa si definisce biologicamente completa.
In base a questa definizione possiamo suddividere le proteine in tre gruppi:
- Ad alto valore biologico: proteine animali come la carne, pesce, latte, uova ricche di aminoacidi essenziali.
- A medio valore biologico: complessi proteici non ben bilanciati in aminoacidi essenziali che si trovano nei legumi, nella soia, nel germe di grano.
- A basso valore biologico: sono incapaci di fornire all’organismo gli aminoacidi necessari, come quelle presenti nei cereali.
Combinare cibi con medio e basso valore biologico
In linea generale il valore biologico tende ad essere più elevato nelle proteine di origine animale e minore nelle proteine vegetali anche se è importante ricordare che si possono ottenere proteine ad alto valore biologico combinando insieme cereali e legumi. In pratica più alimenti a medio e basso valore biologico potrebbero completarsi a vicenda, quindi per raggiungere la quota di amminoacidi essenziali non è necessario consumare prevalentemente cibi di origine animale, ma è possibile combinare diverse proteine a medio o basso valore biologico per ottenere lo stesso risultato, evitando di assumere un'eccessiva quantità di proteine animali, spesso contenute in cibi ricchi anche di grassi saturi.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
18/10/2021
Dieta enzimatica
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A partire dalla loro scoperta, gli enzimi , come ogni altro elemento o variabile appartenente alla biochimica umana, sono stati considerati nella fase iniziale del loro studio come potenzialmente utili per la cura di tutte le malattie. È stato così per gli oligoelementi, per le vitamine, per i minerali, per i metalli, ecc.
Spesso l’errore cognitivo , sta nello scorretto sillogismo secondo cui, se un qualsiasi elemento biochimico è fondamentale per la vita, allora qualsiasi, alterazione dello stato di salute può essere addebitata a una carenza o a una difettosa funzionalità di quell’elemento. Il che non è affatto vero, dal momento che il nostro organismo è strutturato appositamente per intervenire immediatamente e con efficacia in tutte le situazioni, frequentissime e praticamente fisiologiche, nelle quali un qualsiasi processo biochimico non possa aver luogo o sia rallentato per qualsiasi causa.
Ogni deficit enzimatico importante a livello del nostro organismo può avere un effetto negativo a livello della nostra salute, ma, altrettanto sicuramente, non ogni alterazione del nostro stato di salute è addebitabile alla attività enzimatica.
È anche vero che molte abitudini alimentari considerate salutari e dietetiche, presentano problemi e dei propri rischi per la salute, specialmente per il fatto che questi alimenti, o troppo poveri o troppo ricchi di nutrienti e enzimi siano consumati anche quotidianamente, causando un sovraccarico del metabolismo che unito alla sedentarietà diffusa è sicuramente concausa di tutte le malattie esistenti.
Il buon senso , ha una efficacia sulla regolazione dello stile di vita in maniera salutare di molto superiore alle infinite discussioni tra medici e biochimici circa il valore nutritivo e terapeutico dei diversi cibi.
In generale, quindi, tutti gli esperti di alimentazione concordano sul fatto che essa va rapportata alle esigenze del singolo individuo e che ogni eccesso costituisca una possibile causa di alterazione dello stato di salute.
Quindi, consumare quotidianamente o troppo spesso alimenti ricchi di proteine, grassi o zuccheri, o, peggio, combinazioni concentrate di essi, non è un’abitudine da considerare salutare.
Inoltre, è indispensabile destinare una parte del nostro consumo alimentare ad alimenti semplici, non trattati e crudi, in quanto più ricchi di enzimi.
Quanto ai cibi che andrebbero consumati con maggiore frequenza, le raccomandazioni in questo senso sembrano orientate per un pasto ideale composto per l’85% di cibi vegetali e per il 15% di cibi di origine animale.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
26/07/2021
Le fibre alimentari, cosa sono, benefici e dove si trovano
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La fibra alimentare di per sé non ha valore nutritivo o energetico ma è molto importante per la regolazione di diverse funzioni fisiologiche nell’organismo.
Essa è costituita per la maggior parte da carboidrati complessi , non direttamente utilizzabili dall'organismo umano.
Alcuni di questi composti sono insolubili in acqua, e agiscono prevalentemente sul funzionamento del tratto gastrointestinale, ritardando lo svuotamento gastrico e facilitando nell'intestino il transito del bolo alimentare e l'evacuazione delle feci.
Invece altri composti sono solubili in acqua e regolano l'assorbimento di alcuni nutrienti (ad esempio zuccheri e grassi) riducendolo e rallentandolo, contribuendo così al controllo del livello di glucosio e di colesterolo nel sangue.
La fibra insolubile è contenuta soprattutto nei cereali integrali, nelle verdure e negli ortaggi, mentre quella solubile è presente soprattutto nei legumi e nella frutta, anche se alcuni prodotti vegetali contengono entrambi i tipi di fibra.
La fibra alimentare facilita il raggiungimento del senso di sazietà , in quanto contribuisce ad aumentare il volume del cibo ingerito e a rallentare lo svuotamento dello stomaco.
Inoltre sembra in grado di ridurre il rischio di insorgenza di alcune
malattie dell'intestino e delle vene, nonché di importanti malattie cronico-degenerative.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
07/03/2021
Integrazione alimentare: uno sguardo critico
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A oggi sono stati pubblicati milioni di articoli accademici di carattere medico e ogni mese escono centinaia di riviste mediche. Molti di questi articoli contengono spesso affermazioni contradditorie, e per essere pubblicati, bisogna proclamare e pubblicizzare una scoperta eclatante, che non capita tutti i giorni.
Inevitabile ricorrere a scorciatoie, affidandosi a recensioni, manuali, dicerie o disinvolte osservazioni giornalistiche su un certo argomento.
Illudere la gente con annunci strabilianti circa le virtù di alimenti o singoli nutrienti è a dir poco scorretto.
Quasi mai il pubblico viene informato del fatto che tali “prove di efficacia” si riferiscono a singoli studi, privi di sufficiente valore scientifico, condotti in vitro o su animali da laboratorio.
Spesso sono informazioni divulgate da persone il cui intento non è quello di informare, ma di vendere una nuova pillola, una nuova dieta, una nuova diagnosi o una moda alimentare. Alla base del nutrizionismo “alternativo” c’è, di solito, la mancanza di una cultura e di una competenza seria e approfondita in materia di scienza dell’alimentazione unita al bisogno di uno sbocco lavorativo che fa leva sull’ignoranza e sulla credulità popolare.
Il compito di un professionista del benessere, a partire dall’informazione alimentare, è di informare circa una dieta sana, la quale richiede principalmente di mangiare meno e meglio, e di tenere più attivo il corpo e la mente.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
07/12/2020
Acidi grassi essenziali
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Quando si parla di grassi, si fa sempre una distinzione tra acidi grassi saturi, insaturi e polinsaturi.
Gli acidi grassi polinsaturi, il cui principale rappresentante è l’acido linoleico, sono definiti acidi grassi essenziali, perché sono necessari all’organismo che però non è in grado di produrli naturalmente, ma devono essere assunti con l’alimentazione.
Funzione degli Acidi Grassi Essenziali
Gli acidi grassi essenziali sono necessari per la formazione di membrane cellulari, il corretto sviluppo e funzionamento del cervello e del sistema nervoso e per la produzione di sostanze che regolano numerose funzioni organiche, tra cui la pressione sanguigna, la viscosità ematica, la vasocostrizione, le risposte immunitarie e infiammatorie.
Quali sono e dove li troviamo:
Gli acidi grassi polinsaturi sono meglio conosciuti come omega-3 e omega-6. Sono contenuti in cibi piuttosto comuni: i primi nel pesce (pesce azzurro, salmone, merluzzo, trota), nei vegetali a foglia e nelle noci; i secondi negli oli vegetali (mais, girasole, soia, vinacciolo) e in tutta l’altra frutta secca (mandorle, pistacchi, nocciole, arachidi).
Introito di acidi grassi insufficiente
Carenze di acidi grassi portano, a lungo andare, a profonde alterazioni biologiche in diversi organi e tessuti come:
- alterazioni della pelle quali eczema, acne, pelle secca, fragilità di capelli ed unghie;
- predisposizione ad allergie in genere;
- astenia (senso di spossatezza e mancanza di energie);
- squilibri ormonali;
- malattie con disturbi cardiaci e circolatori.
Alimentazione scorretta e buone abitudini
A causa di alimentazioni scorrete, sbilanciate e monotone si va sempre più incontro a carenze di acidi grassi essenziali, il cui apporto risulta insufficiente soprattutto nelle popolazioni occidentali.
Buona abitudine è quindi consumare almeno due volte alla settimana pesce, frutta secca e alternare il condimento a base olio extravergine d’oliva anche con oli di semi, per mantenere un apporto sempre equilibrato di acidi grassi essenziali.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
13/11/2020
Triade dell'atleta donna
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La “triade dell’atleta femmina”, è stato ufficialmente definito dall’American College of Sports Medicine come un’entità clinica che si compone delle seguenti tre caratteristiche:
- deficit energetico, con o senza un disturbo dell’alimentazione;
- disturbi mestruali e amenorrea;
- perdita di massa ossea e osteoporosi.
Sport ed esercizio fisico sono attività salutari per le ragazze e le donne di tutte le età. Però concentrarsi troppo sull'essere magra o fare troppo esercizio fisico, in determinate situazioni, non solo può compromettere le prestazioni atletiche, portando ad un peggioramento della prestazione ma può anche causare danni a lungo termine per la salute.
Donne più a rischio
La Triade non riguarda solo le atlete di alto livello, ma qualunque donna che si alleni eccessivamente senza un adeguato introito calorico giornaliero, cioè alimentandosi in maniera inadeguata.
L'atleta di qualsiasi sport può sviluppare una o più condizioni della triade. Più a rischio potrebbero essere, le atlete che praticano sport dove essere magri è un requisito fondamentale per ottenere un miglioramento delle prestazioni.
Gli studi più recenti hanno comunque dimostrato che non è lo sport in sé la vera causa dei disturbi legati alla triade, bensì un disequilibrio tra le energie spese per gli allenamenti e quelle introdotte attraverso la dieta.
La dieta è l’unica causa?
La dieta è il fattore comune di partenza ma tra le cause vanno annoverate anche le influenze ambientali e sociali, la predisposizione psicologica, un inizio precoce dell’attività sportiva agonistica, eventuali infortuni e l’aumento di intensità, frequenza e volume degli allenamenti.
Come trattare o prevenire la triade?
Data la correlazione di diversi aspetti, un intervento per il trattamento della Triade non può interessare una sola figura professionale ma richiede la collaborazione di un team di professionisti. Il trattamento prevede di ristabilire l’equilibrio energetico, incrementando le calorie della dieta o diminuendo quelle bruciate, attenuando gli allenamenti o perfino ipotizzandone uno stop più o meno lungo.
Perciò da questo punto di vista diventa di fondamentale importanza il ruolo dell’allenatore nel gestire i carichi e parametri dell’allenamento ed effettuare una giusta programmazione degli allenamenti.
Per un intervento ancora più precoce, e quindi efficace, è fondamentale un approccio culturale diverso, con un’adeguata informazione e formazione delle atlete stesse, ma soprattutto una consapevolezza delle famiglie, degli allenatori e di tutto il sistema che ruota intorno al mondo sportivo in modo che la salute dell’atleta sia sempre al primo posto al di là della performance.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
15/03/2020
Verdure Detox
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Disintossicare l’organismo è un modo naturale per aiutare l’eliminazione delle tossine e dei veleni accumulati che possono contribuire a peggiorare la qualità di vita. Un corpo appesantito dalle tossine può presentare una grande varietà di sintomi quali stanchezza, costipazione, difficoltà nella digestione, aumento di peso, ecc.
In natura possiamo trovare tutto quello che occorre a ripulire l’organismo. Carciofo, finocchio e sedano: da consumare possibilmente a crudo. Segue poi l’asparago che ha un altissimo potere disintossicante grazie alle sostanze che stimolano la diuresi. Tra la frutta il limone assume un ruolo importantissimo: è il disintossicante per eccellenza, particolarmente indicato per la depurazione del fegato. Da bere in acqua tiepida al nostro risveglio mattutino, usato anche per condire le insalate al posto dell’aceto, aggiunto a spremute e frullati. Anche la mela ha un ottimo potere disintossicante, è inoltre ricca d’acqua e di fibre.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
30/12/2019
Integrazione proteica
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Timing, quantità e schemi di assunzione?
Quando le proteine vengono consumate dopo una seduta di allenamento la risposta anabolica sembra essere tanto maggiore quanto più vicino all’allenamento le proteine vengono consumate. L’assunzione di aminoacidi immediatamente prima dell’attività ha dimostrato un aumento della disponibilità di aminoacidi nel muscolo durante e dopo l’attività fisica rispetto all’assunzione dopo attività.
Quantità di proteine consumata per via orale?
I risultati di alcuni studi hanno indicato che la sintesi proteica muscolare (dopo esercizio monoarticolare) aumenta ad ogni incremento della quantità proteica fino a 20 g. Non è stata osservata alcuna differenza tra il dosaggio di 20 g e quello di 40 g. Questi studi suggeriscono che con 20 g si osserva un limite della sintesi proteica muscolare. Tuttavia, è importante ricordare che il peso corporeo dei partecipanti a questi studi era di circa 80 kg.
Schemi di assunzione proteica giornaliera?
La quantità di proteine assunte per via orale può essere meno importante dello schema di assunzione. Studi recenti hanno esaminato diversi schemi di assunzione proteica giornaliera, e i risultati indicano che a parità di proteine assunte, le assunzioni ogni 2/3 ore sembrano apportare maggiori livelli di sintesi proteica rispetto alle classiche due assunzioni giornaliere.
IMPORTANTE! Le informazioni hanno natura generale e sono pubblicate con uno scopo puramente divulgativo, pertanto non possono sostituire in alcun caso il parere medico.
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